Cos'è un antigene?
Un
antigene è una molecola riconosciuta dal sistema immunitario di un organismo come estranea o potenzialmente pericolosa, che la combatte attraverso la produzione di anticorpi. La maggior parte degli
antigeni è in grado di produrre una risposta immunitaria specifica, finalizzata alla loro rimozione e coordinata dai linfociti T e B (le stesse cellule deputate al loro riconoscimento).
L’HBsAg può essere dimostrato con varie tecniche quali l’immuno-diffusione, la fissazione del complemento, l’immunoelettrosineresi, l’emoagglutinazione passiva, i metodi radioimmunologici ed il microscopio elettronico.
Il microscopio elettronico ha permesso di indentificare che l’HBsAg si presenta morfologicamente sotto forma di tre particelle: il primo tipo ha forma sferica ed è grande circa 18-20 nm di diametro; il secondo ha forma tubolare di varia lunghezza da 50 nm a 500 nm e del diametro di 20nm; il terzo è formato da grandi particelle sferiche di 40-42 nm di diametro contenente un nucleo interno di circa 27 nm di diametro.
Cos'è l'epatite virale?
L'
epatite, è una grave infezione del fegato, causata da un gruppo disparato e eterogeneo di virus che sono classificati in patogeni enterici (epatite A ed E) e agenti patogeni per via parenterale (epatite B, C, e D). I virus enterici causano infezioni acute che si autolimitano mentre i virus parenterali possono causare infezioni che si auto-limitano o che progrediscono in malattia epatica cronica, cioè che si protrae per più di 6 mesi I virus che causano epatite vengono anche distinti in virus epatitici maggiori (A,B,C,D,E) responsabili principalmente di danno epatico e virus epatitici minori, responsabili di infezioni sistemiche con secondario interessamento del fegato.
Appartengono a questo secondo gruppo, tra gli altri, il
Citomegalovirus (CMV) ed il
virus di Epstein-Barr (EBV), l’agente eziologico della mononucleosi infettivaresente in diverse forme, è una grave infezione del fegato, che si diffonde a livello epidemico.
Come è stato scoperto l'antigene Australia?
Nel 1965 il medico e premio Nobel
Baruch S. Blumberg scoprì casualmente un antigene connesso con il problema dell’epatite virale in un aborigeno australiano; l’antigene fu quindi denominato “
antigene Australia” o antigene Au.
Questo antigene fu poi associato all’epatite, Hepatitis Associated Antigen, HAA, attualmente denominato Antigene di superficie dell’epatite di tipo B (HBsAg).
L’Antigene Australia viene riscontrato nei pazienti affetti da epatite cronica e acuta, e può essere, a tutti gli effetti, considerato una forma di virus. Questo antigene si trova nella superficie del corpo virale (nel plasma e nel tessuto epatico) delle persone affette da epatite e un altro antigene è presente all’interno, nel sangue, indice della presenza di un’infezione progredita e della cronicizzazione prodotta dal virus.
Tale antigene è comune nelle zone tropicali e gli individui abitanti suddette zone sembrerebbero essere portatori del virus.
Cosa ha comportato la scoperta di Blomberg?
La
scoperta del collegamento tra antigene ed
epatite B ha permesso lo sviluppo di esami del sangue affidabili per la diagnostica dell'infezione, oltre alla prevenzione dell'infezione da epatite per via epidemica. In molte regioni, infatti, è richiesto per legge il test per l'epatite B sul sangue donato dall'Australia.
Come è stato possibile sviluppare il vaccino?
Infine, l'antigene è divenuto un fattore fondamentale nello sviluppo del
vaccino per l'epatite B, che utilizza una versione pesantemente filtrata dell'antigene, allo scopo di creare anticorpi nel sistema immunitario.
Come si manifesta l'epatite B?
Si conoscono vari tipi di epatite, A, B, C, D, E e G, esse sono le malattie del fegato più conosciute. L’epatite virale è un’infiammazione che colpisce il fegato provocando dolore e gonfiore, compromettendo la funzionalità di questo organo vitale. Il
fegato è l’organo più grande e resistente che abbiamo, nonostante questo le persone che sviluppano patologie a carico di esso sono stimate intorno ai 21000 soggetti e due milioni e mezzo si ammalano di epatite B e C.
L’
epatite di tipo B è un virus, uno dei più infettivi al mondo, che colpisce prevalentemente persone adulte, perché più facilmente esposte al contagio. Infatti, esse possono essere sottoposte a cure parentali, a trasfusioni di plasma o di sangue. L’epatite da virus B ha un decorso prolungato nel tempo e spesso porta l’individuo contagiato a sviluppare epatite cronica e
cirrosi. L’epatite B rimane comunque meno contagiosa dell’
epatite A.
L’epatite B può essere acuta, se si verifica poco dopo l’infezione e può essere curata in questo periodo, o cronica quando l’infezione dura più di sei mesi; in tal caso il paziente non guarirà mai completamente e potrebbe sviluppare fibrosi, cirrosi,
insufficienza epatica e tumore del fegato.
La trasmissione del virus avviene attraverso i fluidi corporei (sangue, sperma e secrezioni vaginali), nonché da madre a bambino durante e subito dopo il parto.
Si è a rischio di contrarre l’epatite B nel caso di: esposizione a sangue o secrezioni corporee sul lavoro, convivenza e o rapporti sessuali non protetti con una persona infetta, più di un partner sessuale, uso di droghe per via iniettiva, condivisione di rasoi o spazzolini da denti, puntura accidentale con un ago contaminato, emofilia; lavoro o permanenza in una casa di cura, lavoro o permanenza in carcere, esecuzione di tatuaggi in condizioni non sterili, soggiorno per più di qualche mese in Paesi in cui l’epatite B è diffusa e dialisi.
Molte persone con epatite B acuta e la maggioranza di quelle con la forma cronica non presentano sintomi.
I sintomi caratterizzanti l’epatite B insorgono 12 settimane dopo il contagio, in modo più o meno grave. I sintomi più comuni sono: febbre, affaticamento, nausea e perdita di appetito, urine scure, feci chiare, mal di testa, dolori muscolari, dolore addominale (in corrispondenza del fegato), ittero. Il modo migliore per prevenire l’epatite B è la vaccinazione, che dà una protezione a lungo termine. Il vaccino per l’epatite B viene somministrato in tre dosi: le prime due a un mese di distanza e la dose finale sei mesi dopo.
Attualmente in Italia vengono vaccinati tutti i neonati, mentre per quanto riguarda gli adulti la vaccinazione è raccomandata alle persone appartenenti a categorie a rischio, ma è vivamente consigliata per qualsiasi persona. Se vi è la consapevolezza di essere entrati accidentalmente in contatto con il virus, è fondamentale chiamare immediatamente il medico. Un trattamento con immunoglobuline entro le 24 ore dal contagio, abbinato a una vaccinazione e ai successivi richiami, può proteggere dallo sviluppo dell’infezione.