La morte di una persona cara è uno dei terrori più grandi nella vita di ciascuno di noi; non solo perché comporta la perdita, ma anche perché, inevitabilmente, ci porta sul lungo periodo a dimenticare.
Approfondiamo di più la non accettazione del lutto con il progetto di un figlio che vorrebbe mantenere la presenza del padre nella sua vita anche dopo la morte.
La storia di Matt Listro, un figlio che non è pronto a dimenticare suo padre
È molto probabile aver perso almeno una persona importante nella propria vita, anche in giovane età.
Le affermazioni più comuni, una volta superato il primo periodo di accettazione (che in realtà arriva in maniera completa ben più tardi), sono: “Non ricordo più la sua voce”, “provo a sforzarmi ma sto dimenticando il modo in cu rideva”, “cucinava benissimo, ma non ricordo il sapore del piatto preferito che mi cucinava”.
E allo stesso modo ci si può dimenticare delle movenze, delle espressioni facciali, del modo di scherzare, dei vestiti che portava, del suo profumo.
Matt Listro, 39enne americano, sa che a suo padre Peter rimangono pochi mesi di vita a causa della leucemia.
Ha proposto a suo padre di far parte di un progetto per ricreare una versione artificiale di sé, grazie alla tecnologia AI.
Per aiutare la famiglia ad affrontare il dolore dopo la sua morte, Peter ha accettato la proposta del figlio, collaborando con un'azienda specializzata per creare una sua versione interattiva per quando non ci sarà più.
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Nel panorama delle tecnologie commemorative, StoryFile si distingue per l'impiego dell'intelligenza artificiale nel permettere ai defunti di partecipare ai propri riti funebri: attraverso un display interattivo, i partecipanti possono "conversare" con la persona scomparsa, accedendo a un archivio di video e audio registrati in vita. Parallelamente, applicazioni come HereAfter AI esplorano ulteriori frontiere nella conservazione digitale del sé.
Sono piattaforme che consentono di registrare e archiviare storie personali, abbinandole a momenti visivi significativi; si tratta di custodire non solo i ricordi, ma l'essenza stessa delle esperienze vissute, rendendole accessibili e tangibili anche per le generazioni future.
Il gemello digitale di Peter, infatti, sarà in grado di conversare, mantenere il contatto visivo e raccontare storie, il tutto accessibile tramite uno schermo; si andrà, dunque, a delineare un avatar a sua immagine e somiglianza che potrà riprodurre la sua voce e far rivivere i ricordi a lui associati anche dopo la sua scomparsa.
Vita oltre la morte grazie alla tecnologia: confortante sì, ma fino a che punto?
Questa storia porta con sé inevitabili interrogativi, e ci porta a pensare che scelte di questo tipo, fino a poco fa concepibili solo in film e serie tv, stanno diventando realtà.
Basti pensare a Black Mirror, celebre serie televisiva che ci ha abituati a considerare le possibili disturbanti applicazione della tecnologia, anche embodied (incarnata, incorporata) quindi con dispositivi che mettono al centro il corpo che non solo percepisce, ma viene anche ricreato artificialmente.
Durante il primo episodio della seconda stagione (Be Right Back, Torna da me nella traduzione italiana) Martha, dopo l’improvvisa morte del suo fidanzato Ash, ricorre a un servizio innovativo che ricrea una versione virtuale del defunto usando tutti i suoi dati online; inizialmente comunica con un'intelligenza artificiale che imita la personalità tramite messaggi e chiamate, mentre successivamente acquista un automa sintetico, una replica fisica quasi perfetta.
Sebbene all'inizio questo le porti conforto, Martha si scontra presto con i limiti della simulazione: l'automa è incapace di provare vere emozioni, di avere difetti umani o di crescere, rendendo la sua presenza una costante, dolorosa riproduzione di qualcosa che non è più reale.
In una produzione più recente, la seconda stagione di Nine Perfect Strangers, vediamo come Masha, la controversa e affascinante protagonista che crede nel potere curativo sulla mente degli allucinogeni, introduce il testing di un dispositivo: si tratta di uno strumento che può far rivivere determinati ricordi in maniera specifica grazie all’assunzione di droghe allucinogene calibrate appositamente.
Anche qui, dunque, si cerca di rendere più tangibili e chiari possibili i ricordi, soprattutto se legati a una persona importante che non è più parte della nostra quotidianità.
Senza entrare nel dettaglio degli episodi citati, è normale riflettere su come la tecnologia stia diventando un escamotage per non dover processare il lutto in tutte le sue forme.
Lo stesso Matt Listro lo ha ammesso a sé stesso: “Non cambierà la realtà di aver perso mio padre, ma attenua leggermente il colpo, sapendo che quando morirà, non sarà l'ultima volta che parlerò con lui."
Da una parte è comprensibile volersi ricordare di qualcuno nella maniera più fedele possibile, come si è sempre fatto tramite le fotografie o i video, soprattutto quelli legati all’utilizzo, esploso negli anni ’90, della telecamera; dall’altra, però, viene spontaneo chiedersi quanto, sul lungo termine, questi tentativi di aggrapparsi con tutte le forze a una persona che non è più in vita possano incidere sul benessere psicologico.