Chi segue una dieta attenta alla salute cardiovascolare ma non vuole rinunciare al gusto intenso del Parmigiano Reggiano si chiede spesso se questo formaggio rappresenti una fonte eccessiva di colesterolo.
In questo articolo approfondiamo la relazione tra parmigiano e colesterolo, analizzando valori nutrizionali, benefici e indicazioni pratiche per un consumo consapevole.
Che cos’è il colesterolo e perché è importante monitorarlo
Il colesterolo è una sostanza grassa fondamentale per il funzionamento del nostro organismo, ma in eccesso può rappresentare un fattore di rischio per patologie cardiovascolari.
Si distingue in:
- colesterolo LDL (detto "cattivo"): in eccesso, può accumularsi nelle arterie;
- colesterolo HDL (detto "buono"): aiuta a rimuovere il colesterolo in eccesso.
Monitorarne i livelli è essenziale, soprattutto se si è predisposti a colesterolo alto o se si seguono diete ricche di grassi saturi.
In generale, comunque, le linee guida dietetiche attuali tendono a concentrarsi maggiormente sulla riduzione dei grassi saturi e trans piuttosto che sul colesterolo alimentare in sé, poiché l'impatto del colesterolo alimentare sul colesterolo ematico è meno significativo per la maggioranza della popolazione. Generalmente è una condizione clinica portata da un eccesso calorico reiterato nel tempo ed un eccessiva assunzione di grassi saturi.
Le persone con ipercolesterolemia o specifiche condizioni mediche, però, dovrebbero consultare il proprio medico o un dietologo per indicazioni personalizzate sul consumo di alimenti contenenti colesterolo.
Il parmigiano contiene colesterolo? I dati nutrizionali
Sì, il parmigiano contiene colesterolo, ma in quantità moderate se consumato con criterio.
Secondo i dati del Consorzio del Parmigiano Reggiano:
- 100 g di Parmigiano Reggiano contengono circa 90-95 mg di colesterolo;
- una porzione media di 30 g (quantità consigliata) apporta circa 27-30 mg di colesterolo.
Questi numeri dimostrano che, sebbene presente, il colesterolo nel Parmigiano non è elevato rispetto ad altri alimenti di origine animale, soprattutto se consideriamo le dosi abituali di consumo.
Formaggio Grana e colesterolo: un confronto
Dal punto di vista del colesterolo, non c’è una differenza significativa tra Grana Padano e Parmigiano Reggiano (100 g di Grana Padano contengono circa 80-90 mg di colesterolo e una porzione media di 30 g apporta 24-27 mg di colesterolo).
Entrambi sono formaggi stagionati, ricchi di nutrienti ma anche di grassi saturi, e vanno consumati con moderazione, soprattutto in caso di colesterolo alto.
Bisogna però sottolineare che:
- il Parmigiano Reggiano non contiene conservanti, è più digeribile grazie alla stagionatura più lunga, e ha un profilo nutrizionale più naturale;
- il Grana Padano ha un sapore più delicato ed è leggermente più ricco di acqua, quindi può risultare un po’ meno concentrato a parità di peso.
Dunque, la scelta tra i due può dipendere da gusti personali, esigenze dietetiche specifiche o dalla tolleranza individuale: in ogni caso entrambi i formaggi possono essere inclusi in una dieta equilibrata, prestando attenzione alle porzioni e al contesto alimentare complessivo.
Parmigiano: fa male al colesterolo o si può mangiare?
Capire l’impatto del parmigiano reggiano sul colesterolo richiede un’analisi più ampia: come anticipato, oltre al contenuto di colesterolo in sé contano anche i grassi saturi, che possono influenzare i livelli di LDL.
La presenza di calcio, proteine e nutrienti funzionali nel parmigiano, però, può modulare questi effetti: infatti, uno studio del 2017 pubblicato su Food Technology and Biotechnology (FTB) ha mostrato come i formaggi italiani a pasta dura e cotta contengano oligosaccaridi prebiotici, potenziali batteri probiotici (anche se in basse quantità), vitamine (non sempre ai livelli raccomandati), e abbondanti macro e oligoelementi, in particolare calcio biodisponibile.
Grazie a queste caratteristiche, e alla presenza di vitamina D e proteine specifiche, sono quindi considerati "alimenti funzionali" per la salute delle ossa e la prevenzione dell'osteoporosi.
Inoltre, contengono peptidi ACE-inibitori utili per la regolazione della pressione sanguigna e rappresentano una fonte importante di calcio biodisponibile, specialmente in contesti con elevata incidenza di osteoporosi.
Occorre sottolineare, inoltre, che la stagionatura non modifica il contenuto di colesterolo, ma rende il formaggio più digeribile e concentrato in nutrienti.
In particolare, il Parmigiano Reggiano stagionato oltre 24 mesi è privo di lattosio e più ricco in aminoacidi liberi, rendendolo adatto anche a chi ha intolleranze o disturbi digestivi.
Dunque parmigiano e colesterolo alto non sono necessariamente incompatibili: l’importante è moderare le porzioni, evitare un’assunzione eccessiva di grassi saturi da altre fonti e mantenere uno stile di vita attivo.
Potrebbe interessarti anche:
- Differenze tra Parmigiano e Grana: ecco quali sono
- Formaggi magri: la classifica dei meno calorici
- Come conservare il formaggio in frigo
Parmigiano e colesterolo alto: consigli per il consumo
In caso di ipercolesterolemia le porzioni raccomandate sono di 20-30 g, al massimo 2-3 volte a settimana.
Vediamo come abbinare, in generale, questo formaggio per ridurre l’impatto lipidico:
- verdure crude o cotte;
- cereali integrali;
- frutta secca (in piccole quantità);
- legumi.
Evitare, invece, fritture o condimenti ricchi di grassi saturi, come salumi, burro (circa 250 mg di colesterolo per 100 g), uova (circa 200 mg di colesterolo per uovo) o altri grassi animali.
Per chi necessita di ridurre ulteriormente l’apporto lipidico esistono formaggi magri (come i fiocchi di latte); infatti, se confrontato con formaggi più freschi e con un maggiore contenuto di acqua, come la ricotta o la mozzarella (circa 50 mg di colesterolo per 100 g), il Parmigiano ne contiene di più.
In conclusione, il Parmigiano Reggiano e colesterolo contiene colesterolo, ma in quantità moderate, specialmente se si rispettano le porzioni consigliate.
Grazie ai suoi nutrienti e alla buona digeribilità, può essere incluso in un’alimentazione equilibrata, anche in caso di colesterolo alto, con le dovute attenzioni.