Da anni la comunità scientifica mette in guardia sui rischi dell’abbronzatura artificiale, ma oggi le evidenze sono più difficili da ignorare: i lettini solari non solo aumentano il rischio di melanoma, il tumore cutaneo più aggressivo, ma sembrano imprimere sulla pelle un vero e proprio invecchiamento genetico accelerato, lasciando segni profondi nel DNA delle cellule cutanee.
Uno studio ha fornito una misura chiara di questo rischio: chi utilizza lettini abbronzanti presenta una probabilità di sviluppare melanoma quasi tripla rispetto a chi non vi si è mai sottoposto. Un dato che emerge da un’analisi su larga scala, costruita confrontando migliaia di persone con storie cliniche simili per età e sesso, ma differenti per esposizione alla luce UV artificiale.
Ecco il dettaglio.
Il rischio aumentato
I ricercatori, coordinati dal Dr. Pedram Gerami della Northwestern University e da colleghi dell’Università della California di San Francisco, avevano notato un fenomeno ricorrente nella pratica clinica: un numero sorprendentemente alto di donne sotto i cinquant’anni con diagnosi multiple di melanoma, spesso distribuite in momenti diversi della vita e con un elemento in comune – l’uso frequente di lettini solari in giovane età.
Analizzando i dati epidemiologici, il quadro è diventato più nitido e tra chi aveva utilizzato i lettini — con un numero di sedute variabile, da poche decine a oltre duecento — la percentuale di diagnosi di melanoma superava il 5%, contro poco più del 2% tra i non utilizzatori.
Anche correggendo per fattori come esposizione al sole, familiarità e sesso, il rischio rimaneva nettamente più alto: circa 2,8 volte superiore.
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Ma è sul piano molecolare che lo studio offre gli spunti più interessanti: i ricercatori hanno sequenziato il DNA dei melanociti, le cellule che producono melanina e da cui origina il melanoma, scoprendo che negli utilizzatori di lettini il tasso di mutazioni è circa doppio rispetto a chi non si è mai esposto alla radiazione artificiale.
Non si tratta solo di un aumento quantitativo: molte di queste alterazioni genetiche sono coerenti con danni da radiazioni UV e sono note per favorire la trasformazione tumorale.
A colpire è anche la distribuzione dei danni: nell’esposizione solare naturale, le mutazioni più rilevanti tendono a concentrarsi su una porzione limitata del corpo, all’incirca il 20%. Nei soggetti che ricorrono ai lettini abbronzanti, invece, le mutazioni pericolose si estendono su quasi tutta la superficie cutanea, comprese aree che normalmente non vedono mai il sole.
La pelle invecchia prima
Un altro dato che emerge con importanza riguarda l’età biologica della pelle: in alcuni casi, individui tra i 30 e i 40 anni presentavano un carico mutazionale superiore a quello osservato in persone di 70 o 80 anni che non avevano mai fatto uso di lettini.
In questi soggetti, la pelle appariva più vecchia di decenni, come se l’esposizione artificiale avesse accelerato in modo drastico i processi di danno cellulare.
Queste evidenze rafforzano una posizione già consolidata a livello internazionale: è dal 2009, infatti, che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica i lettini abbronzanti tra i cancerogeni certi per l’uomo, nello stesso gruppo di sostanze come il fumo di sigaretta e l’amianto.
Gli autori dello studio sottolineano, invece, la necessità di politiche più restrittive e di una comunicazione più trasparente. Vietare l’uso ai minori e introdurre avvertenze esplicite sui rischi, simili a quelle presenti sui pacchetti di sigarette, è considerato da molti esperti un passo minimo e ormai inevitabile.
Per chi in passato ha fatto largo uso di lettini solari, il messaggio non è solo di allarme ma anche di prevenzione: ridurre o eliminare ulteriori esposizioni e sottoporsi a controlli dermatologici regolari può fare la differenza, perché nel melanoma la diagnosi precoce è strettamente legata alla prognosi. Le mutazioni accumulate non possono essere cancellate, ma intercettare una lesione nelle sue fasi iniziali resta uno degli strumenti più efficaci per migliorare le prospettive di cura.
Fonti:
- Science Advances – Molecular effects of indoor tanning
- PubMed – An Epidemiological Update on Indoor Tanning and the Risk of Skin Cancers
- EurekAlert! – Tanning beds triple melanoma risk, potentially causing broad DNA damage