Dall’Australia arriva un nuovo metodo per individuare la celiachia: si tratta di un semplice esame del sangue che permette di evitare sintomi e disturbi derivanti dal consumo di glutine richiesto dagli esami tradizionali.
I dettagli sono stati spiegati all’interno di uno studio pubblicato sulla rivista Gastroenterology.
La svolta
La celiachia è una condizione autoimmune che scaturisce dall’assunzione del glutine: per essere diagnosticata, è necessario introdurre regolarmente questo elemento, causando possibili sintomi molto fastidiosi come anemia, osteopenia, alopecia, afte e cefalee.
È proprio questo l’assunto da cui sono partiti i ricercatori: sono in tanti a cercare una conferma della malattia senza assumere glutine e stare male.
Attraverso questo nuovo prelievo ematico, si potrà avere una diagnosi senza dover necessariamente introdurre il complesso proteico di grano, orzo e segale nella propria dieta.
Ma in cosa consiste? Si tratta di un esame del sangue che consente di identificare la celiachia rilevando il rilascio di interleuchina-2 (IL-2), un marcatore immunitario per la celiachia scoperto solo di recente, i cui livelli aumentano significativamente nelle persone con celiachia.
Questo segnale critico può essere rilevato anche senza consumare il complesso proteico in questione, andando ad eseguire direttamente in provetta un test di provocazione con il glutine.
Lo studio
Il team di ricerca, capeggiato dalla Dr.ssa Moscatelli (ricercatrice del WEHI, Walter and Eliza Hall Institute di Parkville) ha valutato il test di provocazione al glutine utilizzando i campioni di sangue di 181 persone – 75 con celiachia e dieta senza glutine, 13 con celiachia attiva, 32 con sensibilità al glutine non celiaca e 61 soggetti di controllo sani.
Tutti i campioni sono stati valutati con il nuovo metodo ed esaminati per il rilascio di interleuchina-2: è stato possibile rilevare la condizione con una sensibilità fino al 90% e una specificità del 97%, anche nei pazienti che seguivano una dieta rigorosamente senza glutine.
Si è anche scoperto che l’intensità del segnale dell’interleuchina-2 è correlata alla gravità dei sintomi della celiachia – consentendo di prevedere la gravità della reazione al glutine senza che sia necessario consumarlo.
Secondo la prima firmataria dello studio, si tratta di un test promettente a supporto della diagnosi, soprattutto per le persone che non possono accertare la celiachia con i test attualmente disponibili.
Ora, il team del WEHI sta collaborando con la Novoviah Pharmaceuticals per confermare l’accuratezza del test, con l’obiettivo di renderlo disponibile per l’uso clinico entro due anni.