Trapianti, verso un “rene universale”: la scoperta che potrebbe cambiare la medicina

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva per P. by pazienti.it

Ultimo aggiornamento – 21 Ottobre, 2025

dottore tiene in mano un'immagine stilizzata dei reni

Un rene capace di superare i limiti biologici imposti dai gruppi sanguigni, è l’obiettivo, oggi sempre più concreto, di una ricerca internazionale condotta tra Canada e Cina, che ha dimostrato per la prima volta la possibilità di trapiantare un organo “universalmente compatibile”. 

Un risultato che, se confermato, potrebbe trasformare il modo in cui si affrontano i trapianti di organi.

L’urgenza di nuovi modelli di donazione

La scarsità di organi continua a rappresentare una delle principali emergenze della sanità moderna. In Italia, secondo gli ultimi dati del Centro Nazionale Trapianti sono circa 8.000 i pazienti attualmente in lista d’attesa per un trapianto, di cui oltre 6.000 in attesa di un rene, l’organo più richiesto.

Un divario che la ricerca prova da anni a colmare con soluzioni innovative, dai trapianti da donatori viventi fino agli xenotrapianti, cioè l’utilizzo di organi provenienti da animali geneticamente modificati per ridurre il rischio di rigetto.

Ma oggi, accanto a queste strade, si apre una nuova possibilità: rendere “neutro” un organo umano, cancellando le differenze tra i gruppi sanguigni.

Il primo trapianto di un rene convertito

Lo studio, pubblicato su Nature, racconta il primo trapianto di un rene umano trattato per perdere i segni distintivi del gruppo sanguigno del donatore. L’organo, originariamente appartenente a un individuo con gruppo A, è stato chimicamente convertito nel gruppo 0 universale, quello che può teoricamente essere accettato da chiunque.

Il trapianto è stato effettuato su un paziente con morte cerebrale, con il consenso dei familiari, per valutare la compatibilità e la risposta immunitaria. 

L’esperimento ha mostrato risultati inattesi: il rene ha funzionato regolarmente per 48 ore, senza che il sistema immunitario scatenasse il rigetto iperacuto, la reazione immediata e distruttiva che normalmente segue un’incompatibilità.

Solo al terzo giorno sono comparsi segni di una lieve risposta immunitaria, ma l’intensità dell’infiammazione è stata drasticamente inferiore rispetto ai casi tradizionali di incompatibilità.

Come nasce un organo “universale”

Il punto di svolta è arrivato nel 2019, quando un gruppo di studiosi dell’University of British Columbia ha isolato due enzimi capaci di eliminare gli zuccheri (antigeni) che determinano l’appartenenza ai gruppi sanguigni A e B. 

Queste molecole si trovano non solo sui globuli rossi, ma anche sulla superficie dei tessuti e degli organi. Rimuovendole, l’organo diventa “invisibile” al sistema immunitario, come se si cancellasse la sua “firma biologica”. “È come rimuovere la vernice colorata da un oggetto per riportarlo alla base neutra”, spiegano i ricercatori.

Dopo aver testato con successo la tecnica su sangue, polmoni e tessuti renali in laboratorio, il passo successivo è stato verificare il comportamento di un organo intero in un corpo umano. 

Questo primo esperimento segna dunque un punto di non ritorno nella ricerca verso trapianti sempre più personalizzati e compatibili.


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Verso una nuova strategia nei trapianti

Fino ad oggi, nei casi di trapianto tra persone con gruppi sanguigni diversi, la medicina ha puntato a modificare il ricevente, eliminando gli anticorpi dal sangue per ridurre il rischio di rigetto. Un approccio efficace ma non privo di rischi, poiché espone il paziente a infezioni e complicanze.

La nuova tecnica, invece, sposta il focus sull’organo donato, rendendolo di per sé compatibile. Se confermata, potrebbe rivoluzionare non solo la pratica dei trapianti, ma anche la gestione delle donazioni di sangue, con la prospettiva di un sangue universale.

Restano però diversi passaggi prima dell’applicazione clinica: occorrerà l’autorizzazione a nuovi studi su pazienti viventi e il monitoraggio a lungo termine delle reazioni immunitarie.

Tuttavia, la comunità scientifica concorda: si tratta di un passo decisivo verso una medicina dei trapianti più sicura, equa e accessibile.

 Fonti:

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva per P. by pazienti.it
Scritto da Emanuela Spotorno | Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva per P. by pazienti.it

Emanuela Spotorno si dedica da anni alla divulgazione e alla creazione di contenuti editoriali che parlano di salute, benessere e prevenzione in modo chiaro, autentico e accessibile. In P.

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