Un recente studio suggerisce che il caffè potrebbe contribuire ad aumentare la durata di vita in persone affette da disturbi psichiatrici gravi – popolazione nota per un’aspettativa di vita mediamente inferiore di circa 15 anni rispetto alla media.
Scopriamo in cosa consiste la ricerca e quante tazzine di caffè servono.
I benefici del caffè
Lo studio ha analizzato 436 partecipanti tra i 18 e i 65 anni affetti da:
- schizofrenia;
- disturbi affettivi;
- disturbo bipolare;
- depressione maggiore con psicosi.
I ricercatori hanno osservato che il consumo moderato di caffè è associato a telomeri più lunghi – ovvero quelle strutture di DNA situate alle estremità dei cromosomi la cui lunghezza rappresenta un indicatore dell’età biologica: più corti sono, più accelerato è il processo di invecchiamento cellulare.
Le persone con disturbi psichiatrici gravi tendono a possedere telomeri più corti, in parte a causa di stress cronico, infiammazione e fattori metabolici.
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Secondo gli autori, i potenziali benefici del caffè non derivano tanto dalla caffeina, quanto dai polifenoli e da altri composti bioattivi come gli acidi clorogenici e la trigonellina, noti per le loro proprietà antiossidanti.
Questi elementi contribuiscono a neutralizzare i radicali liberi e a ridurre stress ossidativo e infiammazione, due processi che accelerano l’accorciamento dei telomeri.
Quante tazzine servono?
Secondo Monica Aas, PhD, del King’s College di Londra e autrice senior dello studio, bere tra le 3 e le 5 tazzine al giorno è associato a telomeri più lunghi, mentre un consumo eccessivo può annullare questi effetti e comportare rischi per la salute.
Tra gli effetti negativi di un’assunzione troppo elevata figurano insonnia, ansia, aumento della pressione sanguigna, ridotta assimilazione di minerali come calcio e ferro, oltre a possibili danni cellulari legati a stress ossidativo.
Inoltre, il sonno disturbato influisce direttamente sull’invecchiamento biologico e sulla salute mentale.
Al contrario, diete ricche di zuccheri raffinati, carni lavorate e alimenti ad alto indice glicemico sono state associate a telomeri più corti, probabilmente a causa dell’incremento dello stress ossidativo e dell’infiammazione.
Va sottolineato che si tratta di uno studio trasversale, che fornisce una fotografia di una popolazione specifica e non segue i partecipanti nel tempo. Pertanto, può mostrare associazioni ma non stabilire causalità.
Inoltre, il consumo di caffè è stato auto-riferito e misurato solo in termini di quantità giornaliera, senza dettagli su orario, tipo di caffè o altre fonti di caffeina. Anche la lunghezza dei telomeri è stata valutata con un unico metodo.
Dunque, questo studio suggerisce che un consumo moderato di caffè potrebbe rappresentare un piccolo ma significativo alleato nel rallentare l’invecchiamento cellulare nelle persone con disturbi psichiatrici gravi, contribuendo a proteggere i telomeri.
Tuttavia, serve cautela: troppo caffè può avere effetti contrari, mentre il consumo moderato si inserisce in un contesto di stile di vita complessivamente sano. Ulteriori ricerche longitudinali saranno necessarie per confermare questi risultati e chiarire i meccanismi coinvolti.
Fonti:
Bmj Journals – Coffee intake is associated with telomere length in severe mental disorders