Perché l’intestino può ringiovanire: la svolta in due studi appena pubblicati

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Data articolo – 10 Dicembre, 2025

donna tiene immagine stilizzata dell'intestino

Il processo di invecchiamento dell’intestino appare meno lineare di quanto finora immaginato. Due ricerche pubblicate su Nature Aging e Nature Cell Biology, nate dalla collaborazione tra l’Università di Torino e il Leibniz Institute on Aging – FLI di Jena, delineano un quadro sorprendentemente dinamico. 

Il declino funzionale dell’epitelio intestinale, spesso associato a infiammazione, maggiore vulnerabilità alle infezioni e aumento del rischio di tumore del colon, può essere modulato intervenendo sui meccanismi molecolari che ne guidano la progressione.

Quando l’epigenetica modifica l’equilibrio dell’intestino

Il primo studio descrive un fenomeno chiamato Acca drift, una sorta di “deriva epigenetica” che con il tempo modifica il comportamento delle cellule staminali intestinali, le stesse che rinnovano l’epitelio ogni pochi giorni. 

Con l’età, queste cellule iniziano ad accumulare marcature chimiche sul DNA (ipermetilazioni) che spengono alcuni geni chiave. Tra i più colpiti ci sono quelli legati alla via Wnt, fondamentale per mantenere stabile il tessuto intestinale.

Il risultato è un intestino composto da aree diverse tra loro: alcune cripte restano “giovani”, mentre altre mostrano segni di invecchiamento e tendono a espandersi, assumendo tratti simili alle lesioni precancerose.

Gli scienziati identificano anche ciò che alimenta questo processo:

  • cambiamenti nel metabolismo del ferro;
  • minore attività degli enzimi TET, che normalmente rimuovono le metilazioni in eccesso;
  • infiammazione cronica, tipica dell’età avanzata;
  • indebolimento progressivo della via Wnt.

Agire su questi fattori si è rivelato possibile e con risultati concreti. Negli organoidi intestinali, ad esempio, ripristinare l’assorbimento del ferro o rafforzare la via Wnt ha permesso di rallentare, e in alcuni casi invertire, la deriva epigenetica. Una dimostrazione che l’invecchiamento dell’intestino non è un destino biologico già scritto.

Poliammine e rigenerazione: nuove strategie per sostenere l’intestino anziano

Il secondo studio affronta un altro aspetto dell’invecchiamento intestinale: la difficoltà a rigenerare il tessuto dopo un danno. Nei modelli murini, i ricercatori hanno osservato che questa capacità si riduce perché nelle cellule anziane si altera la proteostasi, il sistema che controlla qualità e stabilità delle proteine.

In seguito a un danno, come quello provocato da una chemioterapia, l’intestino in età avanzata attiva con ritardo la produzione delle poliammine, molecole indispensabili per avviare la crescita delle nuove cellule.

Anticipare questa risposta si è rivelato decisivo. Interventi semplici come:

  • brevi periodi di restrizione calorica seguiti da rialimentazione;
  • integrazioni mirate di poliammine;

sono riusciti a riattivare il metabolismo necessario alla riparazione, migliorando sensibilmente la capacità rigenerativa dell’epitelio.


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Una nuova visione dell’invecchiamento intestinale

Entrambi gli studi convergono su un messaggio chiaro: l’intestino conserva un potenziale di autoguarigione che può essere stimolato con approcci mirati. L’invecchiamento, dunque, non appare come un processo statico, ma come qualcosa che può essere modulato attraverso precisi interventi molecolari.

Queste evidenze, sottolineano i ricercatori coinvolti, rappresentano un passo importante verso strategie cliniche in grado di migliorare la qualità della vita nella popolazione anziana.

Le prospettive aperte da queste scoperte sono numerose:

  • agire su ferro, infiammazione e via Wnt per rallentare l’invecchiamento dell’epitelio;
  • ridurre il rischio di tumore del colon associato all’età;
  • favorire una migliore riparazione del tessuto dopo chemioterapie, infezioni o interventi chirurgici;
  • valutare se strategie simili possano essere applicate anche ad altri tessuti che invecchiano rapidamente.

L’intestino si conferma così un sistema estremamente plastico, capace di rispondere a stimoli mirati. Una prospettiva che apre la strada a percorsi di prevenzione e trattamento sempre più personalizzati.

Fonti

  • Nature Aging - Iron homeostasis and cell clonality drive cancer-associated intestinal DNA methylation drift in aging
  • Nature Cell Biology - Polyamines sustain epithelial regeneration in aged intestines by modulating protein homeostasis
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