Il panorama della prevenzione dell’HIV sta vivendo una fase di trasformazione, sostenuta dall’arrivo di tecnologie farmacologiche a lunga durata d’azione. Negli ultimi anni, diversi gruppi di ricerca hanno esplorato l’impiego di molecole iniettabili per la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP), con l’obiettivo di offrire alternative alle tradizionali compresse giornaliere.
Le evidenze emergenti, frutto di studi clinici e delle prime applicazioni nella pratica reale, delineano un potenziale ampliamento delle opzioni disponibili e una maggiore flessibilità per le persone più esposte al rischio.
Un nuovo approccio: protezione prolungata con poche somministrazioni
Le formulazioni long-acting mirano a offrire una protezione continua, riducendo il ricorso alla somministrazione quotidiana.
Tra le molecole più studiate rientra cabotegravir, somministrato per via intramuscolare con intervalli di circa due mesi, a cui si affianca lenacapavir, caratterizzato da un ciclo di somministrazione più disteso, tramite due iniezioni sottocutanee.
Questi farmaci, già autorizzati a livello regolatorio internazionale, non rappresentano ancora uno standard diffuso. Il loro impiego rimane limitato, in Italia e all’estero, a centri selezionati e a programmi sperimentali rivolti a persone che incontrano ostacoli nell’aderire alla PrEP orale, per ragioni cliniche o personali.
Tra le ricerche più citate spicca il trial CLARITY, che ha coinvolto 63 adulti HIV-negativi. Lo studio ha messo a confronto diretto cabotegravir e lenacapavir secondo un modello crossover, che ha permesso a tutti i partecipanti di ricevere entrambe le formulazioni in momenti diversi.
L’analisi dell’accettabilità ha mostrato differenze evidenti: una settimana dopo la somministrazione, il 69% dei partecipanti ha attribuito a cabotegravir un giudizio molto favorevole, mentre lenacapavir ha raggiunto lo stesso livello di gradimento nel 48% dei casi. Dopo aver provato entrambe le formulazioni, il 90% dei volontari ha infine indicato cabotegravir come opzione preferita.
Le reazioni nel punto di somministrazione, soprattutto noduli e arrossamenti, sono risultate 4,4 volte più frequenti con lenacapavir, pur restando generalmente lievi e senza complicazioni gravi. Anche il personale sanitario coinvolto nelle valutazioni ha segnalato una maggiore praticità nella gestione di cabotegravir rispetto al secondo farmaco.
La centralità dell’esperienza individuale
Le differenze osservate tra le due formulazioni non emergono solo sul piano farmacologico, ma anche su quello percettivo. La sensazione di normalità, l’intensità del dolore locale, il livello di discrezione della terapia e i possibili effetti collaterali contribuiscono in modo significativo alla scelta preventiva.
Gli infettivologi che hanno partecipato alle valutazioni preliminari sottolineano come la disponibilità di più modalità di somministrazione possa favorire un approccio realmente personalizzato. L’obiettivo è costruire percorsi di prevenzione compatibili con abitudini, esigenze e vissuti diversi, così da facilitare l’aderenza nel lungo periodo.
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I primi riscontri italiani nella pratica clinica
Un contributo importante proviene anche dalle osservazioni raccolte in Italia, nell’ambito di un programma di accesso esteso gestito dall’Ospedale L. Sacco di Milano e dall’INMI Spallanzani di Roma.
Oltre 300 persone hanno scelto la PrEP iniettabile con cabotegravir, permettendo di valutare il farmaco al di fuori del contesto controllato degli studi clinici. I dati disponibili indicano:
- una tollerabilità elevata, con reazioni locali prevalentemente lievi
- assenza di nuove diagnosi di HIV dopo una mediana di 28 settimane
- un tasso di persistenza in terapia del 92%
Le interruzioni osservate sono state perlopiù collegate a cambiamenti nelle condizioni di rischio individuale, più che a problematiche legate al farmaco.
Pur restando la PrEP orale il riferimento principale per la prevenzione dell’HIV in Italia, le formulazioni iniettabili long-acting stanno aprendo prospettive utili per ampliare l’accesso e agevolare l’aderenza in alcuni gruppi di popolazione.
Le evidenze preliminari delineano la possibilità di percorsi più flessibili e calibrati sulle esigenze delle singole persone, confermando il ruolo crescente della personalizzazione nella salute pubblica.
Fonti:
- Trial CLARITY - A Study to Investigate if Long Acting Cabotegravir (CAB) and Lenacapavir (LEN) Injections Are Tolerable and Acceptable When Administered to Healthy Adults Without HIV