Quante volte da bambini ci siamo sentiti dire: “Non grattarti, peggiori solo la situazione” oppure “Smettila di toccarti, non serve a nulla”?
In realtà, oggi le neuroscienze ci dicono che il nostro istinto aveva ragione: grattarsi un prurito o premere sulla parte che fa male aiuta davvero a ridurre il fastidio.
Non si tratta solo di una sensazione soggettiva, ma di un meccanismo preciso del nostro sistema nervoso.
Perché sentiamo prurito
Il prurito nasce spesso da una infiammazione locale, come nel caso di una puntura d’insetto, di una reazione allergica o del contatto con una sostanza irritante.
In queste situazioni, la pelle invia segnali specifici al midollo spinale e poi al cervello attraverso fibre nervose dedicate alla trasmissione del prurito.
Nella stessa area cutanea sono presenti anche i recettori del tatto, che percepiscono pressione, sfregamento e vibrazioni. Questi recettori trasmettono informazioni al sistema nervoso attraverso fibre più veloci, che arrivano anch’esse al midollo spinale. Ed è proprio qui che avviene il primo meccanismo di sollievo.
Il “cancello” del prurito
Nel midollo spinale esistono circuiti che funzionano come interruttori biologici. Quando i recettori del tatto vengono attivati, ad esempio grattandosi, inibiscono la trasmissione dei segnali di prurito.
Questo meccanismo è noto come gate control, una sorta di ‘interruttore’ che regola il passaggio degli stimoli: il tatto “chiude il cancello” al prurito, riducendo l’intensità della sensazione che arriva al cervello. Ecco perché, quando il prurito diventa intenso, grattarsi porta quasi subito sollievo.
Il ruolo del cervello
Il beneficio del contatto con la pelle non si limita al midollo spinale. Il tatto attiva anche aree profonde del cervello che inviano segnali di ritorno, rafforzando ulteriormente l’inibizione di prurito e dolore.
Inoltre, diversi studi mostrano che grattarsi stimola i circuiti della ricompensa, gli stessi coinvolti nelle sensazioni di piacere. Questo spiega perché il gesto risulti piacevole, anche se l’effetto è temporaneo.
Perché premere su una zona dolorante riduce il dolore
Per molto tempo si è pensato che il prurito fosse semplicemente una forma lieve di dolore, ma oggi sappiamo che prurito e dolore seguono circuiti in parte diversi.
Tuttavia, il principio è simile: premere, stringere o massaggiare una parte dolorante dopo un colpo attiva i recettori del tatto, che riducono la trasmissione dei segnali dolorosi nel midollo spinale.
Anche in questo caso intervengono i sistemi di controllo del dolore del cervello, che contribuiscono ad “abbassare il volume” della percezione dolorosa.
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Quando il fastidio non nasce dalla pelle
Esistono condizioni in cui prurito e dolore non dipendono da un’irritazione o da una lesione cutanea, ma da alterazioni del sistema nervoso centrale, come alcune neuropatie o le conseguenze di un ictus. Si parla in questi casi di prurito o dolore centrale.
È interessante notare che anche in queste situazioni grattare la pelle o premere sulla zona interessata può alleviare il fastidio, confermando l’importanza dei meccanismi inibitori attivati dal tatto, anche quando la causa del disturbo non è periferica.
Il nostro corpo spesso reagisce in modo intelligente, anche quando le raccomandazioni comuni suggeriscono il contrario. Grattarsi un prurito o premere su una parte dolorante sono risposte istintive che possono ridurre il disagio, grazie a precisi meccanismi del sistema nervoso.
Naturalmente, questo non significa grattarsi fino a danneggiare la pelle o ignorare un dolore persistente. Ma sapere che questi gesti hanno una base scientifica aiuta a comprendere meglio il funzionamento del nostro corpo e ad ascoltarlo con maggiore consapevolezza.
Fonti
- Plos One - Brain’s Reward Circuits Mediate Itch Relief. A Functional MRI Study of Active Scratching