39ª settimana di gravidanza: sviluppo del feto e sintomi

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 11 Maggio, 2023

39 settimane di gravidanza: cosa sapere?

Cosa sta succedendo durante alla 39ª settimana di gestazione? Come si sviluppa il feto all'interno dell'utero della donna e quali cambiamenti interessano ora il corpo femminile? 

Andiamo alla scoperta di tutto quello che c'è da sapere sulla trentanovesima settimana di gestazione.

39ª settimana di gravidanza: cosa sta succedendo

A 39 settimane di gravidanza il feto continua ad accumulare notevoli riserve di grasso, le quali verranno utilizzate per garantire la sua sopravvivenza dopo la nascita. È probabile che si presenti in posizione fetale e con la testa rivolta verso il basso, pronto per nascere, tuttavia alcuni bambini non ne vogliono sapere di girarsi e rimangono podalici fino al giorno del parto. 

La gravidanza alla 39 settimana si caratterizza per una sensazione di stanchezza e di pesantezza, oltre che per la leggera ansia legata all'idea del parto. 

In questa fase può essere utile prendersi del tempo per sé, trascorrendo del tempo all'aria aperta, leggendo o facendo qualsiasi attività che faccia sentire bene. 

Inoltre, è necessario ultimare tutti i preparativi in vista dell'arrivo del bimbo/a, non dimenticando di acquistare l'ovetto per trasportare il neonato dall'Ospedale a casa una volta che egli sarà nato.

39 settimane di gravidanza quanti mesi sono? In questo momento la donna si trova a metà del nono mese di gestazione.

I sintomi della trentanovesima settimana di gravidanza

La 39esima settimana gravidanza può includere numerosi sintomi. Fra i più diffusi e comuni rientrano:

  • aumento di peso
  • contrazioni di Braxton Hicks
  • aumento della dimensione del seno
  • pancia dura e gonfia
  • prima produzione di colostro
  • indolenzimento a seno e capezzoli
  • stanchezza
  • bisogno di urinare con maggior frequenza
  • stitichezza
  • insonnia
  • emorroidi
  • acidità di stomaco
  • smagliature
  • gonfiore addominale
  • dolori alla zona lombare
  • pancia che prude
  • epistassi
  • perdite vaginali di colore bianco

Altri sintomi che si accompagnano all'ultima settimana di gravidanza sono la sensazione di trazione all'addome, il mal di testa e la nausea

Le contrazioni prodromiche, ovvero quelle che precedono il travaglio, compaiono in concomitanza con forti dolori all'addome e, talvolta, con diarrea. Inoltre, può anche subentrare il formicolio alle gambe, causato dalla compressione dei nervi da parte dell'utero, che fortunatamente scomparirà una volta partorito.

39 settimane di gravidanza: cosa fare

Quando la gravidanza arriva a 39 settimane, è il momento di eseguire una cardiotocografia, ovvero il monitoraggio Ctg. Si tratta di un esame estremamente comune e diffuso che permette sia di valutare il benessere fetale, sia l'intensità e la durata delle contrazioni uterine. 

È possibile che in quest'ultima fase la donna cominci ad avvertire delle contrazioni preparatorie, tuttavia non è detto che esse siano predittive dell'inizio del travaglio. Possono essere, infatti, le contrazioni di Braxton Hicks, che sono dei movimenti uterini non troppo dolorosi che spariscono spontaneamente. 

A differenze delle contrazioni "vere", quelle di Braxton Hicks sono irregolari e tendono a diminuire dopo l'applicazione di una fonte di calore sull'utero.

paziente incinta parla con dottoressa

Un altro segnale che avverte dell'imminenza del travaglio è la rottura del tappo mucoso. Quest'ultimo, che ha una consistenza gelatinosa simile alle classiche perdite vaginali, ha la funzione di proteggere il collo dell'utero da batteri e possibili infezioni. 

Quando la testa del feto inizia a scendere lungo il canale del parto, il corpo produce degli ormoni che vanno a rompere il tappo e, contestualmente, ad ammorbidire la cervice. 

Non è comunque necessario recarsi in Ospedale di corsa in quanto, anche se si dovesse rompere il tappo mucoso alla settimana 39 di gravidanza, il travaglio potrebbe partire anche dopo diversi giorni

Il feto a 39 settimane

Il feto a 39 settimane presenta un cordone ombelicale dello spessore di circa 1cm, che assolve ancora la funzione di fornire nutrimento. 

Le ossa del cranio, sebbene si siano formate del tutto, rimangono ancora molto elastiche in quanto la testa dovrà essere facilitata per passare lungo il canale del parto. 

Il sistema nervoso e quello immunitario continueranno la loro maturazione anche dopo la nascita, tuttavia se dovesse nascere a 39 settimane, il bambino sarebbe perfettamente in grado di sopravvivere.

Alla settimana 39 il bimbo presenta, in media, queste misure:

  • lunghezza del feto 39 settimane: 50 cm
  • peso del feto a 39 settimane: all'incirca 3,300 grammi

Il feto a 39 settimane ha raggiunto una piena maturazione, la sua pelle è rosea e i suoi movimenti, sebbene siano meno frequenti a causa del poco spazio, sono intensi e precisi

Quando nascerà i suoi polmoni saranno pronti per respirare, così come le corde vocali emetteranno il primo vagito, mentre la cute potrebbe apparire leggermente bluastra. Trascorso qualche minuto, il corpo dovrebbe acquistare un colorito più roseo.

Come cambia il corpo durante la 39ª settimana di gravidanza

Partorire a 39 settimane non è un evento così infrequente e, per questo motivo, può essere utile sapere che non sempre il travaglio si avvia spontaneamente alla rottura delle membrane. 

Nel 15% delle donne, infatti, le acque si rompono prima che le contrazioni inizino, infatti in molti casi è necessario indurre il parto attraverso metodi artificiali. In ogni caso, quando si rompono le membrane è necessario recarsi in Ospedale per ricevere assistenza ed eventualmente avviare l'induzione. 

Consigli di benessere per affrontare la 39 settimana di gravidanza

La settimana 39 della gravidanza si caratterizza per i fastidi tipici del terzo trimestre, soprattutto ora che la pancia è molto ingombrante e che l'utero preme sugli altri organi interni. 

Per affrontare al meglio quest'ultima fase, ecco qualche consiglio da mettere in pratica e delle piccole accortezze a cui prestare attenzione:

  • non tutte le gravidanze terminano a 40 settimane: circa il 10% di loro si protrae dopo questa data, rendendo necessario un parto indotto dal personale medico. Esistono diversi modi per indurre il parto, fra cui l'applicazione per via vaginale di un gel a base di prostaglandine (utile per ammorbidire il collo dell'utero e avviare il travaglio), o la rottura artificiale delle membrane da parte del ginecologo;
  • sebbene gli occhi e la vista del feto si siano già formati da diverse settimane, in realtà il colore delle iridi definitivo non comparirà che solo molti mesi dopo la nascita. All'inizio, infatti, tutti i bambini appena nati presentano una tonalità di occhi indefinita, simile al grigio-blu;
  • sembra che avere dei rapporti sessuali nelle ultime settimane di gestazione, possa stimolare il travaglio;
  • quando le contrazioni si fanno molto dolorose, è consigliabile fare una lunga doccia calda;
  • in vista del ricovero in Ospedale è opportuno preparare qualche snack da sgranocchiare durante il travaglio, come della frutta secca, dei succhi di frutta o delle fette biscottate. Qualora si dovesse eseguire un cesareo programmato, invece, è opportuno rimanere a digiuno nelle sei ore prima dell'intervento;
  • il peso del feto a 39 settimane è ormai quasi al suo massimo e per questo motivo la donna potrebbe provare un intenso fastidio a livello lombare: riposo e una leggera attività fisica sono due alleati preziosi per trascorrere al meglio l'ultimo periodo della gestazione.

In ogni caso, il consulto con il proprio medico è sempre necessario.

Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Marcello Sergio
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