Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha analizzato con crescente attenzione i farmaci a base di agonisti del recettore GLP-1 e della combinazione GIP/GLP-1 – tra cui semaglutide e tirzepatide – impiegati inizialmente nel trattamento del diabete di tipo 2 e successivamente adottati anche come terapia per la gestione del peso.
Alcuni lavori di ricerca hanno messo in luce due effetti collaterali molto delicati: scopriamo di cosa si tratta.
L’effetto sull’umore
L’autorità regolatoria australiana, la Therapeutic Goods Administration (TGA), ha introdotto nuove avvertenze destinate a chi prescrive o utilizza farmaci molto diffusi come Mounjaro ® (tirzepatide), Ozempic ® e Wegovy ® (semaglutide), Saxenda ® (liraglutide) e Trulicity ® (dulaglutide).
Sebbene molti di questi prodotti siano stati originariamente sviluppati per controllare la glicemia, il loro impatto sul peso corporeo li ha resi estremamente popolari anche al di fuori dell’ambito diabetologico, complice l’onda lunga dei social network e la promozione indiretta da parte di personaggi pubblici.
Questa improvvisa notorietà ha però accentuato un problema già noto: si tratta di farmaci efficaci, ma non privi di rischi, che richiedono un inquadramento clinico rigoroso. Le reazioni avverse gravi – come episodi di compromissione visiva improvvisa – hanno spinto le autorità sanitarie a potenziare i sistemi di monitoraggio.
Proprio l’analisi dei dati delle segnalazioni ha portato la TGA a includere tra le avvertenze ufficiali anche la possibilità di modificazioni dell’umore, depressione e pensieri suicidari: l’agenzia invita i pazienti a informare immediatamente il medico in caso di cambiamenti del comportamento o dello stato psicologico.
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A supportare questa scelta vi sono, tra gli altri, le informazioni riportate dal Dr. Nial Wheate dell’Università Macquarie, il quale ricorda che negli ultimi dodici mesi nel database australiano di farmacovigilanza sono emersi venti casi di ideazione suicidaria associati a questi trattamenti.
La letteratura scientifica, su questo punto, non presenta ancora un quadro univoco. Alcune ricerche hanno segnalato un incremento significativo del rischio di comportamento suicidario nei pazienti trattati con agonisti GLP-1; altre analisi, invece, hanno evidenziato un trend opposto: questa mancata eterogeneità dei risultati conferma quanto il fenomeno richieda ulteriori approfondimenti e continui controlli da parte degli enti regolatori.
Attenzione alle gravidanze indesiderate
L’altro tema emerso riguarda l’effetto di questi farmaci sull’efficacia dei contraccettivi orali. Poiché questi farmaci agiscono principalmente attraverso specifici livelli ormonali che impediscono l’ovulazione, un’alterazione dell’assorbimento può teoricamente comprometterne l’affidabilità.
Alcuni studi suggeriscono che semaglutide, tirzepatide e altri agonisti possono modificare la biodisponibilità di tali ormoni, riducendo così la protezione contraccettiva.
Per questo motivo le autorità e gli esperti raccomandano metodi alternativi o aggiuntivi per evitare gravidanze indesiderate durante l’assunzione di questi trattamenti. La stessa TGA ricorda, inoltre, che i farmaci a base di GLP-1 non devono essere utilizzati durante la gravidanza, poiché potrebbero influire sul corretto sviluppo del feto.
Nel complesso, le nuove avvertenze non mirano a creare allarmismo, ma a ribadire un principio essenziale: questi medicinali, pur rappresentando un’opzione terapeutica di grande utilità, devono essere utilizzati esclusivamente sotto guida medica e con una valutazione attenta del rapporto tra benefici e rischi.
Ulteriori effetti
Queste nuove avvertenze arrivano in un momento caldo per quanto riguarda la somministrazione di semaglutide e antagonisti del recettore GLP-1: l’uso di questi farmaci è, infatti, in rapida crescita – anche in momenti delicati della vita, come il periodo post-partum.
Una ricerca ha analizzato oltre 382 mila gravidanze tra il 2018 e il 2024, evidenziando un aumento significativo delle prescrizioni di semaglutide nei sei mesi successivi al parto: da una paziente ogni 300 nel 2022 a una ogni 57 a metà 2024. Le donne che assumono il farmaco cercano principalmente la perdita di peso, non il trattamento del diabete, ma i dati sulla sicurezza per il neonato e durante l’allattamento restano molto limitati.
Gli esperti sottolineano la necessità di prudenza: semaglutide non è raccomandato in gravidanza e l’uso durante l’allattamento non è sicuro, come evidenziato dagli studi sugli animali.
Un secondo studio ha esaminato l’impatto dell’interruzione dei Glp-1 prima o all’inizio della gravidanza: analizzando quasi 150 mila gravidanze, gli autori hanno riscontrato che sospendere la terapia può favorire un aumento di peso gestazionale maggiore e incrementare il rischio di complicanze, tra cui parto pretermine, diabete gestazionale e disturbi ipertensivi, soprattutto nelle donne con obesità severa.
Questo conferma che l’uso dei Glp-1 è prevalentemente finalizzato al controllo del peso, ma la loro sospensione può alterare l’equilibrio metabolico durante la gravidanza, aumentando i rischi.
Fonti:
- Therapeutic Goods Administration – Product warnings updated for GLP-1 RA class
- Jama Ophthalmology – Risk of Nonarteritic Anterior Ischemic Optic Neuropathy in Patients Prescribed Semaglutide
- The conversation – Taking a drug like Ozempic? What you need to know about risks of suicidal thoughts and contraception failure
- Jama Open – Disproportionality Analysis From World Health Organization Data on Semaglutide, Liraglutide, and Suicidality
- PubMed – Association of semaglutide with risk of suicidal ideation in a real-world cohort
- PubMed – The impact of tirzepatide and glucagon-like peptide 1 receptor agonists on oral hormonal contraception
- Jama – Increasing Postpartum Use of GLP-1 Receptor Agonists
- Jama – Gestational Weight Gain and Pregnancy Outcomes After GLP-1 Receptor Agonist Discontinuation