Nel Regno Unito la stagione influenzale è iniziata in anticipo e con un’intensità che ha sorpreso anche i servizi sanitari più preparati. I dati diffusi dalla UK Health Security Agency raccontano un’accelerazione netta: nella settimana del 2 dicembre il tasso medio di positività ha raggiunto il 17,1%, contro l’11,6% dei sette giorni precedenti.
Ecco cosa sta succedendo e il quadro della situazione.
Un virus in rapida evoluzione
Le scuole sono state tra le prime istituzioni a reagire a questo rapido aumento dei casi: in molte aree del Paese si è tornati a misure che ricordano quelle della pandemia di Covid.
Si tratta, infatti, di postazioni per l’igienizzazione, chiusure temporanee degli istituti e un’attenzione particolare ai bambini e agli adolescenti, che rappresentano uno dei principali motori della diffusione virale.
A Leeds, ad esempio, sono ricomparse le colonnine di disinfezione e a Caerphilly una scuola ha dovuto sospendere le lezioni. Misure mirate a contenere un contagio che, in questa fase, sta correndo più del previsto.
Questo incremento, da solo, non spiegherebbe la tensione crescente nei reparti ospedalieri ma, sommato a diversi fattori concomitanti, ha trasformato l’influenza in un’emergenza.
La situazione critica si concentra soprattutto a Londra, dove i ricoveri sono più che triplicati nell’arco di pochi giorni. I responsabili del sistema sanitario parlano di un’incidenza senza precedenti, con livelli di pressione sui reparti che richiamano i momenti più difficili del 2020.
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All’origine di questa impennata c’è un ceppo influenzale che negli ultimi mesi ha monopolizzato l’attenzione di epidemiologi e virologi: il virus A/H3N2 J.2.4.1, noto anche come sottoclade K e ribattezzato mediaticamente “super influenza”.
L’Organizzazione mondiale della sanità ne osserva la crescita costante dalla scorsa estate, con rilevazioni in aumento da agosto 2025 in diversi Paesi. I virus influenzali, e in particolare i ceppi A H3N2, evolvono continuamente.
Nel caso del sottoclade K, le differenze genetiche rispetto ai virus correlati sono evidenti, ma – sottolinea l’Oms – non sembrano associate a una maggiore gravità clinica. La forza del ceppo, più che nella virulenza, sembra risiedere nella capacità di diffondersi con estrema rapidità.
Comportamenti individuali e protezione vaccinale: un fenomeno globale
Le autorità sanitarie insistono sull’importanza delle misure individuali: Chris Streather, responsabile del servizio sanitario londinese, ha invitato i cittadini a vaccinarsi il prima possibile e a rimanere a casa in caso di sintomi.
Nonostante oltre 1,8 milioni di persone abbiano già ricevuto il vaccino antinfluenzale, molti soggetti fragili non si sono ancora fatti avanti.
Eppure le prime analisi disponibili suggeriscono che il vaccino mantiene un ruolo chiave: offre protezione contro i ricoveri, sia nei bambini sia negli adulti, anche se l’efficacia specifica contro la malattia clinica dovuta al nuovo ceppo resta oggetto di studio.
Il Regno Unito, però, non è l’unico Paese a registrare un aumento dell’attività influenzale: l’Oms segnala, da ottobre, una crescita degli episodi influenzali nell’emisfero settentrionale e una stagione insolitamente lunga in alcune aree dell’emisfero australe. Pur rimanendo entro i limiti stagionali attesi, in alcuni Paesi i casi sono aumentati più rapidamente del previsto.
In Italia, per ora, i numeri descrivono una situazione molto più contenuta: l’ultimo monitoraggio RespiVirNet riporta un’incidenza di 10,4 casi ogni mille assistiti nella settimana 24/30 novembre 2025: valori che non indicano alcun allarme immediato.
Gli esperti italiani mantengono comunque alta l’attenzione e ribadiscono l’importanza della vaccinazione, ma la pressione sugli ospedali non è paragonabile a quella inglese.
Dentro l’infezione: come il virus entra nelle cellule
Mentre il mondo osserva la “super influenza”, la ricerca scientifica offre nuove chiavi di lettura su ciò che accade a livello microscopico quando il virus entra in azione.
Un recente studio dell’Università di Hokkaido e del Politecnico federale di Zurigo, ha utilizzato una tecnica pionieristica – battezzata ViViD-Afm – per osservare in tempo reale il comportamento del virus sulla superficie delle cellule.
La scoperta più rilevante riguarda il ruolo attivo delle cellule stesse: finora considerate vittime passive, si è scoperto che finiscono per favorire, inconsapevolmente, l’ingresso del virus. Il meccanismo sfrutta l’endocitosi, un processo fisiologico attraverso il quale le cellule assorbono sostanze utili come colesterolo, ferro o ormoni.
Il virus, muovendosi lungo la membrana cellulare, individua zone ricche di recettori e vi si ancora; a quel punto la cellula, convinta di dover importare qualcosa di utile, avvia la formazione di una tasca di membrana che lo trascina all’interno. Una proteina in particolare, la clatrina, gioca un ruolo decisivo stabilizzando la struttura che facilita l’ingresso del patogeno.
Questo livello di dettaglio, ottenuto grazie alla nuova tecnica di microscopia, apre possibilità concrete per lo sviluppo di farmaci che interrompano il processo nelle sue prime fasi, bloccando l’infezione prima che attecchisca.
Questa nuova tecnologia non limitata all’influenza, potrebbe essere applicata allo studio di molti altri virus e persino alla progettazione di vaccini più efficaci.
Fonti:
- Gov.Uk – National flu and COVID-19 surveillance report: 4 December 2025 (week 49)
- World Health Organization – Seasonal influenza - Global situation
- Nhs England – NHS facing ‘worst case scenario’ December amid ‘super flu’ surge
- RespiVirNet – Aggiornamento del 5 dicembre 2025
- PNAS – Enhanced visualization of influenza A virus entry into living cells using virus-view atomic force microscopy