Anecogeno o anecogena: un approfondimento su questi termini

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 06 Maggio, 2025

Un'ecografia

I termini "anecogeno" ed "anecogena" sono comunemente usati in ambito medico, in particolare in ecografia, per descrivere strutture o aree che non producono echi.

Questa caratteristica è fondamentale per l'interpretazione delle immagini ecografiche e può fornire informazioni preziose sulla natura dei tessuti e degli organi esaminati.

In questo articolo esploreremo a fondo il significato di questi termini, il loro utilizzo nella pratica clinica e le implicazioni diagnostiche associate.

Cosa significa anecogeno?

Il termine anecogeno viene utilizzato in ambito ecografico per descrivere una struttura che non riflette gli ultrasuoni.

Durante un'ecografia, infatti, l'operatore utilizza una sonda che emette ultrasuoni, i quali rimbalzano sui tessuti del corpo e vengono captati dalla sonda, che li trasforma in immagini. L’onda parte ed attraversa le strutture che incontra, alcune più semplicemente ed altre meno; a seconda della struttura, viene fatta passare o respinta in diverse proporzioni.

La quantità che viene respinta ritorna poi alla sonda di partenza, che ne rileva i cambiamenti e restituisce l’immagine che siamo abituati a vedere.

Dunque, un’area anecogena appare nera sullo schermo dell'ecografo perché le onde ultrasoniche la attraversano senza produrre echi significativi.

Questo fenomeno si verifica quando il tessuto esaminato è privo di elementi solidi o gas, come avviene nei liquidi.


Potrebbe interessarti anche:


Vediamo di seguito uno schema per distinguere i diversi utilizzi del termine:

  • anecogeno: deriva dal greco "an-" (privo di) ed "eco" (suono). In termini medici, indica l'assenza di echi riflessi durante un'ecografia;
  • tumefazione anecogena: è un termine descrittivo utilizzato in ecografia per identificare un rigonfiamento pieno di liquido, la cui causa deve essere determinata da un medico;
  • ecogeno: produce echi, appare bianco o grigio all'ecografia;
  • aneocico: viene utilizzato principalmente in ambito ecografico e si riferisce alla capacità di una struttura di non produrre echi di ritorno durante un'ecografia. In termini più semplici, una struttura anecoica appare nera sullo schermo dell'ecografo;
  • area anecogena: è una zona del corpo che, all'ecografia, appare nera a causa della mancanza di echi;
  • contenuto anecogeno: si riferisce al liquido presente all'interno di una formazione anecogena.

Cisti anecogene: sono pericolose? Ecco le tipologie

Le cisti anecogene sono generalmente di natura benigna e asintomatiche, ma la loro valutazione dipende da:

  • dimensioni: cisti piccole solitamente non richiedono intervento;
  • contenuto: la presenza di setti, pareti ispessite o componenti solide può richiedere ulteriori approfondimenti;
  • sede anatomica: alcune localizzazioni, come l'utero o la tiroide, possono necessitare di follow-up specifico.

Le formazioni anecogene sono aree prive di echi rilevabili, spesso corrispondenti a raccolte fluide.

A seconda della localizzazione e delle caratteristiche, possono indicare:

  • cisti anecogene: sacche piene di liquido che possono formarsi in diversi organi (ovaie, reni, fegato, etc.);
  • raccolte anecogene: accumuli di liquido, come versamenti pleurici o ascite;
  • formazioni anecogene di tipo cistico: strutture con caratteristiche simili alle cisti, ma che possono avere origine diversa;
  • lacune anecogene: piccole aree anecogene che possono essere riscontrate in vari tessuti;
  • falda anecogena: accumulo di liquido in una cavità del corpo, spesso nella cavità peritoneale;
  • formazione anecogena utero: presenza di liquido all'interno dell'utero, che può essere dovuta a diverse cause;
  • contenuto anecogeno vescica: la vescica piena di urina appare anecogena all'ecografia.

Formazione anecogena nell’utero

Una formazione anecogena nell’utero può indicare:

  • cisti ovariche funzionali: comuni e spesso transitorie;
  • fibromi con degenerazione cistica: tumori benigni con alterazioni liquide;
  • raccolte fluide endouterine: possono necessitare di valutazione clinica.

Formazione ovalare anecogena: un focus

Una "formazione ovalare anecogena" è un reperto ecografico che descrive una struttura con le seguenti caratteristiche:

  • ovalare: indica la forma della struttura, simile a un ovale o un'ellisse.
  • anecogena: significa che, come detto, la struttura non produce echi ultrasonici, apparendo nera all'ecografia.

Pertanto, una formazione ovalare anecogena è una struttura a forma ovale riempita di liquido.

Questo tipo di formazione è spesso associato a:

  • cisti: sacche piene di liquido che possono svilupparsi in vari organi. la forma ovale è una presentazione comune delle cisti;
  • raccolte fluide: accumuli di liquido in diverse parti del corpo.

Esempi di dove si può trovare una formazione anecogena ovoidale:

In conclusione, la descrizione "formazione ovalare anecogena" fornisce informazioni sulla forma e sul contenuto di una struttura rilevata all'ecografia, suggerendo la presenza di una struttura piena di liquido.

La rilevazione richiede una valutazione medica per determinare la causa e la rilevanza clinica.

Ecografia e diagnosi delle aree anecogene

Le immagini anecogene in ecografia devono essere interpretate da un medico specialista, che valuterà:

  • ecogenicità: confronto con aree ipoecogene o iperecogene per determinare la natura della formazione;
  • contorni e vascolarizzazione: utili per differenziare strutture benigne da sospette;
  • evoluzione nel tempo: un monitoraggio ecografico può essere necessario per confermare la stabilità della lesione.

Il termine anecogeno descrive una caratteristica ecografica che, da sola, non rappresenta una patologia.

La corretta interpretazione delle formazioni anecogene richiede sempre un’analisi medica approfondita, che tenga conto della localizzazione, delle dimensioni e delle eventuali caratteristiche atipiche.

In caso di dubbi, è sempre consigliato rivolgersi a un medico specialista per una valutazione personalizzata che tenga conto delle caratteristiche della formazione (dimensioni, forma, localizzazione) e la storia clinica del paziente per determinare se sono necessari ulteriori accertamenti.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

a cura di Dr. Christian Raddato
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Arianna Bordi | Editor
Arianna Bordi | Editor
in Salute

382 articoli pubblicati

a cura di Dr. Christian Raddato
Contenuti correlati
Mano che preme il tasto "Snooze" su uno smartphone per rimandare la sveglia, accanto a una sveglia analogica su un comodino.
Rimandare la sveglia fa perdere una notte di sonno al mese

Posticipare la sveglia frammenta il sonno REM e fa perdere fino a 11 minuti al giorno: ecco cosa rivela uno studio su oltre 21.000 persone.