Il parto con ventosa è una modalità di parto operativo vaginale utilizzata per velocizzare e facilitare l'uscita del bambino durante la fase di espulsione. In molti, però, si chiedono se comporta dei rischi per la salute del feto e se sì, quali? Andiamo alla scoperta di tutto quello che occorre sapere su questa pratica.
Parto con ventosa: cos'è e quando viene effettuato
L'utilizzo della ventosa per partorire non è molto frequente, tuttavia si tratta di un metodo abbastanza sicuro che serve per rendere più rapida la fuoriuscita del bambino dalla vagina. In genere questa modalità di parto operativo viene eseguita quando subentrano alcuni elementi di rischio che fanno propendere i medici per la necessità di velocizzare la fase espulsiva. Il ricorso a questo strumento viene consigliato quando:
- vi è la possibilità di andare incontro a una sofferenza fetale
- la donna è estremamente provata dallo sforzo
- la discesa del feto lungo il canale del parto si arresta o procede troppo lentamente
L'utilizzo della ventosa non viene fatto di routine dal personale sanitario, ma solamente qualora le condizioni lo richiedessero e comunque dopo aver prima provato a far procedere il parto senza utilizzo di ventose. La ventosa, infatti, è uno strumento che viene posizionato sulla testa fetale e con una leggera pressione e trazione aiuta il feto a percorrere il canale del parto.
Tuttavia, sebbene in alcuni casi risulti una modalità operativa utile, si tratta comunque di una pratica che non è esente da rischi.
Essa, ad esempio, non può essere utilizzata quando il parto sta avvenendo a meno di 32 settimane di gravidanza, quando la dilatazione non è totale, quando il feto è posizionato in maniera scorretta (posizione podalica, o un mal posizionamento della testa fetale), la testa fetale non impegnata (quando non ha raggiunto un determinato posizionamento nel canale del parto) o se sono presenti delle patologie nel bambino che potrebbero causare un'emorragia o una frattura.
Come avviene una nascita con ventosa
Il parto operativo con ventosa viene eseguito dopo un intervallo di tempo variabile durante il quale le spinte non hanno fatto uscire il feto o si presenta una sofferenza fetale. Prima di procedere con questa pratica, il medico analizza i risultati del monitoraggio fetale e, qualora ritenesse che sussistano le condizioni ideali per procedere, informa la donna circa la modalità di parto che intende mettere in pratica e ne chiede il consenso.
Solo dopo l'approvazione verbale, il ginecologo inserisce la ventosa e la posiziona sul cranio del feto, iniziando ad eseguire una leggera trazione verso il basso andando a seguire l’andamento del canale del parto per estrarlo completamente.
I primi utilizzi della ventosa per il parto operativo vaginale risalgono alla fine degli anni '40 del 1900, quando il medico francese Yves Counzigou la introdusse in sala parto, e poi essa venne adoperata comunemente lungo tutta la seconda metà del secolo. Attualmente la ventosa più utilizzata è il modello Omnicup, che si caratterizza per la presenza di una coppetta di gomma monouso che, rispetto a quella in metallo, è più delicata per il feto e riesce ad estrarlo in minor tempo.
In passato era molto più frequente l'utilizzo del forcipe (strumento molto differente dalla ventosa) , tuttavia negli ultimi anni la letteratura scientifica ha dimostrato una maggior sicurezza della ventosa per parto rispetto al primo strumento, il quale è stato dismesso del tutto.
I rischi del parto con ventosa
Partorire con la ventosa non presenta particolari rischi per la salute del bambino e della mamma, a patto che tale pratica venga effettuata solo in condizioni ottimali, e venga posizionata e utilizzata in maniera corretta.
Fra le conseguenze più comuni del suo utilizzo troviamo:
- l'ittero, che si verifica a causa degli ematomi, i quali determinano un aumento della bilirubina nel sangue del bambino
- la distocia della spalla, soprattutto se il feto è di grandi dimensioni
- gli ematomi sul cranio
- l'edema alla testa
- il sanguinamento oculare, ovvero l'emorragia retinica
- la presenza di un piccolo versamento sul cranio del bambino
- la frattura delle ossa del cranio e l'emorragia cerebrale, che sono due eventualità abbastanza rare
L'utilizzo della ventosa è spesso associato alla pratica dell'episiotomia, ovvero a un’incisione chirurgica della zona perianale eseguita per facilitare la fuoriuscita del feto (anche se non è obbligatoria, sarà il medico Ginecologo a valutare la situazione al momento dell’applicazione della ventosa).
Questo, tuttavia, può comportare diverse conseguenze per la salute della donna, la quale può andare incontro a una ripresa del post parto particolarmente difficoltosa e a delle disfunzioni del pavimento pelvico.