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Cannabis terapeutica

Medicina generale
Un medico tiene in mano della cannabis terapeutica essiccata

Marijuana medica: cos’è?

Quando si parla di cannabis terapeutica, ci si riferisce a quei preparati derivati dalla pianta Cannabis sativa utilizzati per scopi medici.

Questa pianta contiene centinaia di sostanze chimiche attive, ma le più studiate sono i cannabinoidi, in particolare:
  • THC (tetraidrocannabinolo): principale responsabile degli effetti psicoattivi, ma dotato anche di proprietà analgesiche, antinfiammatorie, antinausea, antidolorifiche, rilassanti e antiemetiche;
  • CBD (cannabidiolo): non ha effetti psicoattivi, ma possiede potenziali proprietà ansiolitiche, antiepilettiche e neuroprotettive. Aumenta le proprietà antidolorifiche del THC e ne prolungano la durata d’azione – diminuendone gli effetti collaterali a carico del sistema cardiovascolare e dell’apparato respiratorio. Inoltre, contribuisce alla riduzione della pressione endooculare ed è dotato d'interessanti proprietà anticonvulsive, sedative ed antipsicotiche.
A seconda del rapporto tra THC e CBD, un prodotto a base di cannabis può avere effetti più rilassanti, antidolorifici o antinfiammatori.

Proprio per questa variabilità, la cannabis terapeutica non è un farmaco standardizzato, ma una terapia personalizzabile in base alle esigenze del paziente.

Marijuana terapeutica: chi può prescriverla?

In Italia, l’uso della marijuana a scopo terapeutico è regolamentato dal Decreto Ministeriale del 9 novembre 2015, che ne consente la prescrizione in specifici casi clinici.

Tuttavia, il processo per ottenere la cannabis terapeutica non è immediato.

Solo un medico abilitato – sia di base che specialista – può prescrivere la cannabis terapeutica, e lo fa attraverso una ricetta non ripetibile. Nel caso del medico curante, potrà farlo solo a seguito di preciso piano terapeutico, emesso dallo specialista SSN di riferimento.

Questo significa che ogni prescrizione deve essere valutata di volta in volta e non può essere rinnovata automaticamente.

Terapia con cannabis: chi ne ha diritto in Italia?

Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) copre la marijuana medica in Italia solo in alcune regioni e per determinate patologie.

In altri casi, il paziente deve acquistarla a proprie spese.

Il costo varia a seconda del tipo di preparazione e della farmacia che la distribuisce.

Erba terapeutica: come viene fornita?

Le farmacie galeniche sono autorizzate a preparare cannabis terapeutica sotto forma di:
  • decotto (per via orale);
  • olio estratto;
  • infiorescenze da vaporizzare;
Tuttavia, la reperibilità di farmaci cannabinoidi è spesso un problema: la produzione italiana (a carico dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze) non sempre riesce a coprire la domanda, e le importazioni dall’estero non sono sempre sufficienti.

Cannabis medica: come avviene la somministrazione?

Per curarsi con la cannabis, i metodi di assunzione influenzano sia la velocità di azione che la durata dell’effetto.

La cannabis per uso terapeutico può essere assunta sostanzialmente attraverso due differenti vie di somministrazione:
  • orale: si prepara un decotto facendo bollire le infiorescenze della pianta in acqua secondo le indicazioni ricevute dal medico;
  • inalatoria: si utilizza un vaporizzatore (dispositivo medico marcato CE) ad aria calda e filtrata per scaldare la cannabis ad alte temperature liberando vapori che devono poi essere inalati dal paziente.
Questa seconda via viene solitamente prescritta dal medico nei casi in cui la somministrazione orale non produca gli effetti farmacologici desiderati, o comunque quando questa figura sanitaria lo ritiene più opportuno.

Anche in questo caso, sarà il medico a fornire indicazioni in merito alla posologia di cannabis da utilizzare.

Altre metodologie sono:
  • olio di cannabis: ottenuto mediante estrazione a solvente, è facile da dosare e offre un effetto prolungato;
  • vaporizzazione: consente un assorbimento rapido senza la combustione dannosa del fumo;
  • uso topico: sotto forma di creme o unguenti per il trattamento del dolore localizzato.
Il metodo migliore dipende dalla patologia da trattare e dalle necessità del paziente.

Cannabis ad uso terapeutico: esistono controindicazioni?

Come qualsiasi farmaco, anche la cannabis terapeutica può avere effetti collaterali.

Tra i più comuni troviamo:
L’uso prolungato in dosi elevate potrebbe avere effetti sul sistema cognitivo e sulla memoria, soprattutto nei soggetti più giovani.

Per questo motivo, la terapia deve sempre essere seguita da un medico e prescritta considerando il rapporto rischio/beneficio derivante dall'uso di questa sostanza,

Le principali controindicazioni per l'uso di cannabis terapeutica in ambito medico possono riguardare:
  • persone affette da disturbi maniaco-depressivi;
  • persone che presentano disturbi cardio-polmonari severi, poiché l'utilizzo della cannabis può provocare ipotensione o ipertensione, sincope e tachicardia;
  • soggetti in terapia con farmaci ipnotico-sedativi, farmaci antidepressivi o farmaci psicoattivi in generale, poiché la cannabis può generare effetti additivi o sinergici;
  • individui con una storia personale di disordini psichiatrici e/o una storia familiare di schizofrenia, poiché la cannabis può provocare crisi psicotiche;
  • persone con una storia pregressa di tossicodipendenza e/o abuso di sostanze psicotrope e/o alcol;
  • adolescenti e giovani adulti a causa di alterazioni mentali che sono maggiori durante il completamento dello sviluppo cerebrale;
  • donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza e donne che allattano al seno;
  • soggetti che manifestano una grave insufficienza epatica, renale e soggetti con epatite C cronica, poiché vi è un aumentato rischio di sviluppare o peggiorare una steatosi epatica.

Erba terapeutica: quali benefici offre e le proprietà terapeutiche

La cannabis terapeutica viene utilizzata principalmente per il trattamento di condizioni che non rispondono bene alle terapie tradizionali.

I principali benefici osservati riguardano:
  • sollievo dal dolore cronico: soprattutto quello neuropatico (spesso resistente agli analgesici convenzionali);
  • effetto antispastico: utile nei pazienti affetti da sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale;
  • controllo di nausea e vomito: particolarmente importante per chi affronta chemioterapia;
  • stimolazione dell’appetito: ad esempio nei pazienti oncologici o affetti da HIV/AIDS;
  • effetti anticonvulsivanti: soprattutto in alcune forme di epilessia farmaco-resistente;
  • azione ansiolitica e rilassante: indicata in alcuni casi di disturbi d’ansia e insonnia.
Nonostante questi potenziali benefici, è importante sottolineare che la cannabis non è un medicinale miracoloso: funziona bene in alcuni contesti, ma non è indicata per tutti.

Cannabis terapeutica: per quali patologie può servire?

Le patologie per cui la cannabis per uso medico viene più frequentemente prescritta includono:
Alcune evidenze emergenti suggeriscono possibili applicazioni anche nel trattamento del Parkinson, dell’Alzheimer e dei disturbi del sonno, ma la ricerca è ancora in corso.

Canapa curativa veterinaria

Negli ultimi anni, l’erba terapeutica ha iniziato a essere utilizzata anche nel trattamento di alcune patologie negli animali.

Il CBD, in particolare, è stato studiato per i suoi effetti su:
  • dolori articolari nei cani e gatti anziani
  • epilessia canina
  • ansia da separazione e stress
  • infiammazioni croniche
I veterinari possono prescrivere preparati a base di CBD, ma è fondamentale evitare il fai-da-te: alcuni componenti della cannabis possono essere tossici per gli animali.

Marijuana medica: la produzione

L’uso della cannabis terapeutica è consentito dalla legge dal 2006.

Inizialmente la marijuana come medicina non poteva essere prodotta nel nostro paese, per questo veniva importata dall'Olanda; da dicembre 2016, invece, sono stati utilizzati i primi lotti di cannabis per uso terapeutico interamente prodotti in Italia – più precisamente, nello stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze.

L’erba medica prodotta in Italia è nota come Cannabis FM2, contiene THC in concentrazioni che variano dal 5% all'8% e CBD in concentrazioni variabili dal 7,5% al 12% ed è nata grazie a un progetto pilota del Ministero della Salute in collaborazione con il Ministero della Difesa.

Da luglio 2018, inoltre, è disponibile anche la varietà Cannabis FM1, contenente THC in concentrazioni dal 13% al 20% e CBD in concentrazioni <1%.

Naturalmente, la produzione, la preparazione, la distribuzione alle farmacie, la commercializzazione e la dispensazione ai pazienti della cannabis per uso terapeutico sono strettamente regolamentate dalla legge.
Dr. Christian Raddato Medico Chirurgo
Dr. Christian Raddato
medico generale

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