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igM (immunoglobuline M)

Ematologia
Immunoglobuline di tipo G come Terapia per il Coronavirus, in 3D nel Plasma del Sangue

Cosa sono le immunoglobuline

Le immunoglobuline o IG sono una superfamiglia di proteine presenti nel siero del sangue che condividono una particolare struttura, benché siano coinvolte in meccanismi e funzioni cellulari diversi. A tale superfamiglia appartengono le alfa-globuline, le beta-globuline e le gamma-globuline. Queste ultime, chiamate così per la somiglianza strutturale alla lettera greca gamma (γ), rientrano nella categoria degli anticorpi, si tratta cioè di particolari immunoglobuline con un ruolo attivo nel sistema immunitario.

Essi sono infatti deputati al riconoscimento di virus, batteri o allergeni attraverso il loro legame specifico con un epitopo, ossia una particolare porzione di un antigene, rappresentato da una qualsiasi molecola che il sistema immunitario riconosce come estranea all’organismo. In seguito a questo legame si attivano particolari meccanismi cellulari deputati all'eliminazione di tali agenti estranei all'organismo.

Cosa sono le igM

Le immunoglobuline di tipo M o igM rappresentano il 5-10% delle immunoglobuline totali presenti nel siero. Esse possono essere presenti sulla membrana plasmatica dei linfociti B in forma monomerica oppure secrete dalle plasmacellule in forma di pentameri, ovvero una “superimmunoglobulina” formata da cinque unità semplici.

Le IgM costituiscono la prima classe immunoglobulinica prodotta nel corso di una nuova infezione; sono anche la prima classe di anticorpi espressi dai neonati.

Le IgM pentameriche sono più efficienti rispetto alle altre classi nel riconoscimento e nel legame di specifici antigeni; esse sono quindi in grado di promuovere l’agglutinazione e di attivare il complemento meglio delle altre classi anticorpali. A cause delle loro elevate dimensioni, però, non si diffondono facilmente e risultano scarsamente presenti nei liquidi interstiziali: sono presenti soprattutto nel sangue e nel liquido linfatico.

Le altre classi di immunoglobuline anticorpali nel siero sanguigno comprendono invece:

  • IgA,, rappresentano solo il 10-15% delle immunoglobuline sieriche totali e sono presenti soprattutto nelle secrezioni esterne, come latte, saliva, lacrime e muco tracheobronchiale, genitourinario e digestivo. Difendono da infezioni locali interagendo con antigeni di grosse dimensioni presenti nelle mucose;
  • IgE, sono presenti a concentrazioni estremamente basse (0,3 μg/ml) e mediano le reazioni di anafilassi associate alle allergie come febbre da fieno, asma, orticaria e shock anafilattico;
  • IgG, sono la classe di immunoglobuline più abbondanti nel siero: rappresentano infatti più dell’80% delle Ig sieriche totali. Le IgG costituiscono il fulcro della risposta immunitaria secondaria: intervengono infatti nei casi in cui vi sia un secondo contatto incontro con l'antigene e sono indicativi del fatto che una certa infezione si sia già verificata in passato;
  • IgD, rappresentano circa lo 0,2% del totale delle immunoglobuline sieriche e sono state identificate per la prima volta in un paziente affetto da mieloma multiplo. Ad oggi le loro funzioni effettrici non sono ancora state identificate.

Come si misurano le igM

La misurazione delle igM, oltre alle igG e igA, consente di avere una panoramica delle funzionalità immunitarie. Per quantificare e misurare le immunoglobuline M, ma non distinguere le diverse sottoclassi di immunoglobuline presenti nel siero, è sufficiente prelevare un campione di sangue periferico venoso. Questa estrazione rientra a pieno titolo nelle analisi del sangue.

Per misurare le sottoclassi o gli anticorpi specifici contro particolari virus, per esempio, si possono poi effettuare dei test ELISA ovvero analisi sierologiche immunoenzimatiche per rilevare per accertare la presenza di una infezione in corso e passata.

Valori normali delle igM

I valori normali delle igM prevedono i seguenti range:

  • 41-255 mg/dL per i soggetti tra i 10 e i 13 anni
  • 45-244 mg/dL per i soggetti tra i 13 e i 16 anni
  • 49-201 mg/dL per i soggetti tra i 16 e i 18 anni
  • 37-286 mg/dL per i soggetti oltre i 18 anni 

IgM e test sierologico

Per quanto riguarda le immunoglobuline e il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, le immunoglobuline di tipo M o IgM rivelano una esposizione recente all'antigene, segno anche di un’infezione in corso. Esse dunque indicano che l'infezione da SARS-CoV-2 è stata contratta o che è in corso, ma non indicano se ciò impedirà di incontrarla di nuovo, né per quanto tempo l'organismo risulterà protetto.

Le igM risultano dunque di grande importanza per comprendere se si ha contratto di recente il coronavirus, visto che in molti si ammalano di COVID-19 in maniera asintomatica.

IgM e igG: la differenza

Esiste una sostanziale differenza tra igM e igG:

  • le IgM indicano un'infezione in atto per la prima volta,  ovvero che il sistema immunitario è venuto a contatto con un dato antigene per la prima volta. Le IgM sono infatti i primi anticorpi immunitari che vengono prodotti dopo un contatto con un agente patogeno. Esse sono rintracciabili nel siero sanguigno dopo circa 10 giorni dal contatto con il patogeno e la loro produzione aumenta per qualche settimana per poi calare: in questo arco temporale subentrano le igG. Le igM possono però comunque essere rilevate nel sangue fino anche a 4 mesi.
  • Le igG, invece, aumentano dopo qualche settimana dall’infezione, per poi diminuire gradualmente. Le igG consentono di sviluppare una risposta immunitaria secondaria, ossia deputata a proteggere l’organismo da eventuali successive esposizioni a quel medesimo agente patogeno. Costituiscono in sintesi la memoria storica del sistema immunitario, tenendo traccia dei microrganismi infetti con cui si è entrati in contatto, rendendolo quindi pronto  e già “armato” per neutralizzarli in caso di esposizioni successive. La presenza delle IgG indica dunque che una certa infezione si è già verificata in passato.
Dr.ssa Gloria Negri Biologo
Dr.ssa Gloria Negri

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